commento su pirati nella Silicon walley

Commento su “Pirati nella Silicon Walley”

Più che il riassunto del film vorrei scrivere qualche riflessione scaturitami dalla visione.
Oltre a mettere in evidenza le caratteristiche generali del popolo americano,(un popolo di sognatori e a mio avviso, in casi estermi anche un po’ fanatico),mette anche in evidenza l’abilità e la tenacia che si deve avere per raggiungere i propri obiettivi.
Pìù che la storia di due geni sembra la storia di due esperti di marketing.
Bill parlando di Steve dice: “lui vede quello che crede”, il marketing crea nuovi bisogni e in fondo non abbiamo tutti bisogno di credere?
La genialità sta nel creare nuove credenze.BILL e Steve hanno creduto in qualcosa che non esisteva e poi hanno fatto in modo che esistesse..partendo dai linguaggi, fino a creare la Microsoft e la Apple.
Sono stati bravi a far credere di essere geniali non solo agli interlocutori del film ma anche a chi nel mondo reale si fa un idea di loro;io stessa ho sempre pensato a loro come grandi inventori in realtà ora credo che sanno cogliere le opportunità e sanno essere lungimiranti.
Non li definirei degli studiosi di ingegneria,ma creativi.Non nel senso stretto della parola e cioè creare/inventare una cosa che prima non c’era ma quella dettata da un’intelligenza non logica, più evidente in alcuni individui che sono in grado di produrre novità e cambiamenti grazie alla loro capacità di intuire nuove connessioni tra pensieri ed oggetti.
Alcuni ricercatori associano la creativià a chi attraversa uno stato di malattia mentale,in quanto in quelle condizione si interrompe il percorso logico della mente e si dà vita alle cose meno pensabili.
L’esigenza di studiare aspetti dell’intelligenza non misurabili attraverso il ragionamento logico portò Wertheimer a condurre le prime ricerche sulla creatività, attorno agli anni ’40 del secolo scorso da queste ricerche si evince che la creatività sembra influenzata positivamente dalla capacità individuale di riorganizzare continuamente la propria vita, mentre ne è ostacolata da tratti di dipendenza, blocchi emozionali e nevrosi di questi ultimi Steven ne è un esempio.
Un’ alto fattore che ha contribuito alla sviluppo della loro creatività è l’ambiente che ha contribuito a identificarli come persone dallo spirito libero. Nel film hanno fatto sempre ciò che hanno voluto senza rendere conto.
E. P. Torrance, negli anni ’60 si occupò dell’importanza della creatività nella scuola. Egli notò che la creatività ha la possibilità di svilupparsi in ambienti non autoritari che riducano i controlli, caratteristiche in genere non presenti nel contesto scolastico, dove l’educazione è ispirata a modelli di uniformità ed è pensata per un gruppo omogeneo. A scuola l’alunno creativo si trova di conseguenza costretto a ridurre le sue prestazioni, in quanto la sua creatività mal si combina con l’acquisizione di contenuti programmati che non lasciano spazio ad itinerari alternativi. Vi è inoltre un limite da parte degli insegnanti che da un lato sembrano desiderare la creatività dell’alunno. Ma dall’altro non riescono a favorirla per limiti di personalità e rigidità istituzionali .
La possibilità di esporre le proprie invenzioni così come accade nel film, è sicuramente indice di apertura al confronto oltre che voglia di mettersi in gioco.
C’è un altro fattore che ha fatto di quei due “furboni” uomini di successo, i loro collaboratori, che credono nel loro leader e nella mission dell’azienda perché loro come tutti “vedono ciò che credono”.
Per concludere:questo film mi ha fatto riflette sulla creatività non è intuizione ma sintesi della realtà che vive intorno a noi, degli oggetti, delle persone dei simboli, delle sensazioni che stimolano la nostra percezione.
Creatività è vedere ogni giorno il mondo in modo nuovo,vedere come vedono i bambini,giocare con le cose ,è sapere che nel quotidiano possiamo ancora scoprire le cose più sorprendenti.

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